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giovedì 12 maggio 2011

La discoteca: il tempio profano dei tempi d'oggi


Leggendo qua e la su internet non è difficile trovare opinioni di giovani e meno giovani in merito ad uno dei luoghi più frequentati dalla popolazione notturna d’oggi: la discoteca, appunto.

Su Yahoo answer, si legge chiaramente che “basta divertirsi ed essere resposabili e si può andare ovunque”, o ancora, “il mio parroco ha costruito un campo da calcio, un teatro, una palestra e adesso una discoteca per minorenni” (a discapito, possibilmente delle molte ore che avrebbe dovuto passare in confessionale…). Tutto questo mi preoccupa molto. Partiamo da un’analisi meramente logica della questione.

Innanzitutto: perché si va in discoteca?

Per rimorchiare. Sì, è il primo pensiero che mi viene in mente se penso alle luci sgargianti e cangianti, alla musica che ti stordisce, alle persone che ti stringono a destra e a sinistra e ne approfittano per tastare la qualità della carne.

Chi va in discoteca?

Bella domanda. Direi tutti. Non per indicare l’intera popolazione, ma la qualità di chi ci va. Giovani e giovanissimi e grandi e molto grandi. L’età dei discotecari è varia, così come la tipologia di persona che vi puoi trovare: il ragazzino con i compagni di scuola, le ragazze con le amiche, la single incallita con la combriccola di attempati, magri, grassi, alti, bassi. Chiunque. Dal “bravo ragazzo” al delinquente. Questo, ovviamente perché la discoteca è un luogo pubblico.

Cosa c’è in discoteca che altrove non si può trovare?

Esattamente ciò che da altre parti non si reperisce con la stessa facilità: erba (per usare il linguaggio giovanile) cubiste, cubisti, danzatrici di lapdance, gente disposta a farsi usare con la stessa facilità con cui dice “ciao” e alcool. In pratica è un bordello mascherato e imbevuto di musica, quasi come a voler rivestire il tutto di una maschera, quasi come a voler trarre in inganno con ambienti sofisticati, chic, glamour, fashion, con la promessa del divertimento, dell’allegria, dello svago.

In realtà è solo un gradino che, lentamente e se c’è continuità può portare alla perdizione.

La discoteca, considerata così, cioè in quanto luogo materiale è questa.

Ma, ci sono delle pseudo-discoteche, cioè quelle radicate, come si accennava all’inzio all’interno degli ambienti cattolici e qui, tocchiamo un argomento che c’interessa e ci tocca da vicino.

Partiamo dalla cellula cancerogena: se, come diceva un ragazzo su yahoo, i parroci sono i primi a promuovere queste iniziative, che cosa può pensare la gente, che in buona fede si affida al pastore?

Che la cosa sia lecita e non lesiva o nociva. Nulla di più sbagliato.

Il credente, sa con certezza che la vita è fatta di equilibrio, di moderazione e soprattutto deve fuggire quelle occasioni ricercate di lussuria e rilassamento dei costumi.

Il cattolico, cerca la felicità e il divertimento in ambienti sani e salubri per l’anima.

Il cattolico, quello controrivoluzionario, non entra a contatto con la rivoluzione per servirsene, ma per combatterla. Come, ben ha detto un amico (che ringrazio perché mi ha spinto a riflettere a lungo) non si può pensare di “battezzare ogni cosa”, la rivoluzione non va piegata e plasmata in forma nuova o diversa, va annientata e arginata.

Inoltre, visto che il cattolico è portatore di valori, che figura ci fa davanti chi è semplicemente distante o scettico nei confronti della fede quando si abbassa al livello della massa generalizzata e secolarizzata da questo relativismo imperante?

Ve lo dico io: fa la figura del fesso, di quello che predica bene e razzola male, dell’incoerente, insomma. E allora, lo gnostico e il laicista, cosa potrebbero dire (e io appoggerei) di rimando al cattolico che scongiura, a parole e non nei fatti e con l’esempio pratico, la perdizione dell’anima?

Direbbe: “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello”. [Lc 6, 41-42]

Vorrei concludere questa breve riflessione, con il racconto di una suora che mi è capitato di leggere.

Rivolgendosi ad un ragazzo, ostinatamente, per capire cosa lo spingesse ad andare in discoteca e non in Chiesa la domenica (in quel caso era una domenica di Pasqua); il ragazzo ha risposto così: “Se vai in discoteca qualcosa rimedi, se vai a Messa non rimedi niente"

Quanto si sbaglia questo ragazzo! Quanto, nella sua cecità non s’è ancora accorto che la Luce del Mondo [Gv 8, 12-20] non sta nella palla da discoteca ma nell’Eucarestia, in quel sacrificio e in quel gesto d’amore che c’è stato donato gratuitamente e vale più di un pass per una sala vip esclusiva e una bottiglia di Vodka.

Ringrazio il Signore, perché negli anni della crescita mi ha dato e mi sta dando la possibilità di guardare il mondo sotto una prospettiva diversa, diversa perché un po’ risplende dei suoi occhi. Perché dal passato ho imparato e dal futuro imparerò.

VALENTINA RAGAGLIA

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